Un film che può far riflettere i più giovani su quali siano i veri valori.... Giancarlo Zappoli

27.11.2012 13:06

Yaguine e Fodé, due adolescenti della Guinea, decidono di scrivere una lettera "Alle loro Eccellenze i membri e responsabili dell'Europa" per descrivere la condizione dei bambini nel loro Paese e chiedere aiuto. Vogliono però consegnarla personalmente e, per far ciò, si nascondono nel vano carrello di un aereo che ha Bruxelles come destinazione. 2009. Thabo, ragazzino prelevato dal suo villaggio guineiano come possibile promessa del calcio, viene abbandonato in mezzo a una strada perché ritenuto non sufficientemente dotato. Il compagno di allenamenti Rocco lo rintraccia e inizia con lui un avventuroso viaggio verso N'Dola il luogo in cui Thoba ha la sua famiglia.
A volte il cinema riesce a cogliere quanto la realtà si riveli superiore a qualsiasi immaginazione. La vicenda di Yaguine e Fodé potrebbe apparire come il parto di uno sceneggiatore ricco di fantasia e invece è accaduta realmente ed ha costituito l'innesco per questo film che è stato girato nelle location reali utilizzando in Africa (caso più unico che raro) maestranze locali. Paolo Bianchini, ambasciatore UNICEF, aveva già dimostrato con La grande quercia (apprezzato all'estero ma mai distribuito in Italia) la propria sensibilità nei confronti di personalità in formazione messe di fronte a situazioni problematiche e apparentemente insormontabili. In questa occasione realizza un film (con l'adesione non solo professionale di Angela Finocchiaro, Francesco Salvi e Giobbe Covatta nonché dell'irrefrenabile Diego Bianchi) che andrebbe proiettato in tutte le scuole non per commuovere (non è questo l'obiettivo) ma per far riflettere le nostre generazioni, talvolta preda delle sirene del consumismo, su ciò che conta veramente.
Grazie a dei giovani protagonisti scelti per la sincerità dei loro sguardi Bianchini ci mostra due 'cammini della speranza' che hanno mete opposte. Se Yaguine e Fodé ripongono le loro aspettative in un'Europa all'epoca non ancora in crisi economica profonda, Thabo e Rocco fuggono proprio da chi in quell'Europa ha messo il profitto al di sopra di qualsiasi rapporto umano.
Neppure i minori si salvano dalla mercificazione e allora forse l'Africa può diventare, nella sua parte più sana e vitale, il luogo in cui ricostruire una dimensione di comunità che l'Occidente rischia di smarrire. Un luogo in cui, come afferma Thabo, si hanno tanti fratelli e se ne ricorda il nome.